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La verità sul mio soggiorno alla pari in Germania

Di Gabriela il Jun 30, 2020
La verità sul mio soggiorno alla pari in Germania

La verità sulla vita da Au Pair: sii pronta a diventare un’altra persona!

Il mio nome è Gabriela. Ho già 19 anni e vengo dalla Repubblica di Moldavia. Quando dico alla gente il nome del mio paese mi chiedono sempre: “Maldive?”. Sono Au Pair in Germania da 5 mesi e posso dire che questo periodo mi ha cambiato la vita.
 
Nel mio paese la scuola è divisa in 12 classi. Quindi sono diventata Au Pair dopo essermi diplomata. In classe sono sempre stata la più brava, la bimba della maestra, la nerd con tanti sogni. Mia madre mi aveva già trovato una buona università dove mi sarei dovuta iscrivere se non fossi incappata in una pubblicità sul programma Au Pair alle 3 di notte. In 15 minuti mi sono informata, ho scritto una breve lettera motivazionale e la mattina dopo mi aveva già contattata un’agenzia che mi ha guidato nel processo di diventare una Au Pair, trovandomi una famiglia e organizzando i documenti.
Avevo paura a confessare la mia pazza idea ai miei genitori: vivere un anno all’estero, con una famiglia di estranei, lavorare come “tata”, come diceva mio padre all’inizio. Però avevo già preso una decisione: volevo diventare Au Pair.
 
Ho capito che gli anni di scuola non mi hanno preparato alla vita da adulta. I miei genitori mi hanno cresciuta e custodita come un fiore in una serra. Ho dovuto imparare a prendermi cura di altri oltre che di me stessa, sono diventata indipendente. Avevo bisogno di vedere il mondo da un’angolazione diversa, da un lato diverso del mondo, parlando una lingua nuova. Alla fine ce l’ho fatta!
 
All’inizio i miei genitori non erano d’accordo con il mio progetto perché non parlavo la lingua (per niente) e perché sarebbe stata la mia prima volta così lontana da casa per molto tempo, ma alla fine, con mia grande sorpresa, mi hanno supportato, mi hanno iscritta a un corso di tedesco e mia madre mi ha accompagnata all’agenzia per discutere delle varie opzioni. L’agenzia mi ha garantito che avrei trovato una buona famiglia e che avremmo fatto i documenti insieme, indicandomi anche i costi del servizio. Erano molto elevati per la mia famiglia, ma mia madre ha deciso di pagare perché voleva che fossi felice.
 
A luglio ho cominciato a preparare i documenti per il visto e a imparare il tedesco, mentre l’agenzia mi mandava le domande di diverse famiglie, anche se raramente. Purtroppo queste non corrispondevano ai miei requisiti. Ero triste. Ricevevo richieste una volta ogni due settimane e se ce la facevo ad arrivare alla fase del colloquio mi dicevano: “sei troppo piccola”, “non parli bene la lingua”. Non sapevo che ci fossero così tante agenzie. Alla fine ho trovato una famiglia, ho superato il colloquio all’ambasciata tedesca e ho ottenuto il visto. L’8 febbraio ero in Germania.
 
Scesa dall’aereo ho chiuso gli occhi per un momento e, aprendoli velocemente, ho realizzato di essere atterrata in un altro universo, così grande e sconosciuto, senza confini. Nelle mie orecchie suoni e parole strane rimbombavano e tantissime facce nuove. Sono un’Au Pair! In Germania!
 
Il primo mese è stato euforico. I due bambini mi hanno accolta gradualmente e i genitori hanno creato un piano giornaliero molto chiaro. Avevo compiti semplici: portare i bimbi all’asilo, riordinare le camere. Dopo pranzo mettevo a posto e facevo altre piccole cose che potevano essere utili ai genitori. L’agenzia mi scriveva tutti i giorni, mandandomi consigli generici.
 
A un certo punto però, con l’inizio del virus, i consigli non mi andavano più bene. I genitori ospitanti erano molto preoccupati. Fin dall’inizio non mi hanno permesso di uscire, per non andare nelle zone a rischio. I bambini erano a casa e dovevo prendermi cura di loro, lavorando la maggior parte della giornata. Non potevo uscire neanche per comprarmi una cioccolata o il deodorante, anche se i genitori uscivano sempre. Ero spaventata. Ho ordinato un ukulele online. È arrivato presto e non appena ero libera mi mettevo a cantare. Cantavo perché la musica mi ricordava di quando tutto era normale. Il rapporto con la Famiglia ospitante, nel frattempo, stava diventando sempre più quella tra capo e dipendente. Scusate se sono un’Au Pair!
 
Online ho fatto amicizia con un gruppo di ragazzi alla pari e una ragazza mi ha consigliato di cambiare la famiglia però non avevo i soldi per farlo. Lei poi mi ha spiegato che ci sono varie agenzie gratuite, aiutandomi moltissimo. Mi sono iscritta su AuPair.com e ho trovato una famiglia fantastica nel giro di una settimana. Sono qui da un mese e mi sento come se non avessi mai avuto altre famiglie. In un mese ho viaggiato più che in tutta la mia vita, ho iniziato a frequentare corsi online, ho imparato a fare il gelato a casa e ho imparato quella bellissima cosa che è il Wanderung. Ho iniziato a fare sport e mi sono trovata molto bene con i bambini, che mi hanno sempre trattato con rispetto. I genitori ospitanti mi hanno dato un ipad per studiare meglio e la mamma mi ha regalato un costume per andare in piscina tutti insieme. Mi sento parte della famiglia.
 
Che cosa mi ha dato la prima famiglia? Ho imparato a lavorare e ad affrontare i problemi da sola. Sapevo che non mi avrebbero aiutato perciò ho imparato ad aiutarmi da sola! Il padre una volta mi ha portato su una Cabriolet vecchio stile. Era come in un sogno.
 
Vuoi vivere un sogno? Diventare Au Pair?
Devi sapere che sarai uno straniero. Straniero in terra e famiglia straniera. Sei tu la persona che si deve adattare. Sarai nostalgico, specialmente nelle fredde serate, in cui ti senti stanco e vorresti solo parlare nella tua lingua senza avere nessuno lì per te. Tutto sarà diverso. Le tue orecchie, i tuoi occhi, il naso e la pelle - tutti gli organi di senso vivranno uno shock, nella nuova percezione complessiva del mondo, molto più grande di quella che avevi prima. Ti perderai innumerevoli volte nella città, non saprai come esprimerti correttamente nella lingua del posto per chiedere aiuto. Cambierai.
 
Sono cambiata molto. È un’esperienza unica che ti accompagna e ti insegna a collaborare con le persone, a uscire dai guai e ad imparare nuove cose. Voglio diventare una giornalista e credo che l’esperienza Au Pair mi stia già aiutando perché sto scrivendo il mio primo articolo per una rivista tedesca.
 
Sogna! Vivi! Lavora per realizzare i tuoi sogni e sii te stesso!
Gabriela
 
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