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La mia brutta esperienza da Au Pair e come l’ho affrontata

Di MarinaTempo di lettura: 4 min.
La mia brutta esperienza da Au Pair e come l’ho affrontata
Siamo molto contenti di condividere la storia di un'ex Au Pair che ci ha contattato quando ha letto del nostro mese dedicato alla sensibilizzazione sulla salute mentale. Marina (nome di fantasia per proteggere la sua privacy) ha trovato la sua Famiglia Ospitante in Svizzera, tramite agenzia, e ha vissuto un pessimo anno da Au Pair. Leggi come la sua situazione è peggiorata fino ad arrivare al limite. Grazie per il tuo coraggio, Marina!
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Ogni esperienza Au Pair è diversa: ci sono certi giorni pieni di gioia, divertimento e nuove scoperte, altri sono immersi nella tristezza, nella nostalgia di casa o nella noia. Non appena ho scoperto che AuPair.com ha lanciato una serie sulla sensibilizzazione sulla salute mentale, ho subito voluto condividere la mia difficile esperienza da Au Pair perché credo che possiamo aiutarci solamente solo se ci apriamo e condividiamo i nostri problemi. Vorrei vederlo come qualcosa di simile al movimento #metoo ma tra gli Au Pair -  un posto dove sempre più ragazzi e ragazze alla pari possono aprirsi e parlare delle loro esperienze, con la sicurezza che riceveranno solidarietà e supporto.
 
E ora penso che se avessi saputo tutto ciò prima, sarebbe andata assai diversamente…

Prolungamento del mio soggiorno Au Pair

La mia storia è iniziata quando decisi di prolungare il mio soggiorno Au Pair di un anno (avevo già lavorato come Au Pair in Germania) e riuscii a trovare una nuova Famiglia Ospitante svizzera, tramite agenzia. Incontrai la madre, che sembrava una persona molto cordiale: mi ha chiesto della mia vita, ha parlato dei suoi suoi e della loro routine quotidiana.  Avevo avuto una buona impressione, perciò decisi di rimanere da loro.
 
La prima mattina a casa della nuova Famiglia Ospitante ho preso uno schiaffo in faccia da uno dei bambini. Invece di incoraggiare il figlio a chiedermi scusa, la madre mi ha accusato di essere la causa di questo comportamento, perché il bambino non era abituato a me. Non sapevo come reagire, dato che era la prima volta che mi succedeva una cosa del genere.
 
Col senno di poi, capisco che questa era solo la prima avvisaglia di quello che sarebbe successo dopo. Nella nostra società è molto comune accusare la vittima. Perché non se n’è andata? Perché non ha detto di no? Cosa le ha impedito di difendersi?
 
Ecco, ve lo dico sinceramente - quando sei una giovane Au Pair che vive in un paese straniero e in una famiglia ospitante, è difficile non credere che la ragione di tutte le cose brutte che ti accadano sia non tu, specialmente quando percepisci gli adulti come persone autoritarie. Il bambino mi ha schiaffeggiato - eri troppo assertiva. Ti ho sgridato? Hai sistemato le cose in frigo nell'ordine sbagliato. Questo tipo di atteggiamento era alla base di tutto - a cominciare dal babysitting fino alle faccende domestiche.

Tutto ciò che facevo era sbagliato

Non solo la madre ma anche il padre ospitante si comportava allo stesso modo. Non importava quanto duramente ci provassi - e Dio lo sa che ci ho provato -  ma tutto ciò che facevo era sbagliato. Desideravo così tanto comportarmi bene da dimenticare completamente cosa andava bene per me.
 
Così mi chiusi in me stessa e quando andavo a casa dei miei amici non facevo altro che dormire - il mio sistema nervoso percepiva casa loro come sicura e perciò cercava riposo. Mi sentivo depressa, come se ogni giorno un macigno pesasse sul mio cuore - e un giorno questa pietra mi ha colpito. Stavamo preparando la cena e mentre parlavo col padre ho rovesciato dei pomodori - al che lui ha cominciato ad urlarmi contro, come se avessi rotto un costoso vaso di cristallo.

L’esaurimento nervoso

La notte non riuscì a dormire, mi alzai la mattina e non facendo altro che pensare che ci fosse qualcosa di sbagliato in me. Non riuscivo ad aprire gli occhi, non volevo mangiare e non avevo più voce. Pensai di aver preso l’influenza e lo dissi alla madre ospitante che mi ha permesso di rimanere in camera mia, dove sono rimasta per tutto il giorno, sdraiata sul letto e fissando il soffitto, senza nessun pensiero nella testa. Mi sono sentita uno zombie per tutta la settimana, dormivo tanto e mangiavo pochissimo. La cosa peggiore è che non capivo cosa mi stava accadendo.
 
Alla fine ho deciso di confidarmi con un mio vecchio amico (molto più grande di me), che mi ha detto che stavo avendo un esaurimento nervoso. Ha dato un senso al comportamento dei genitori e mi ha fatto realizzare quello che mi stava accadendo. Grazie a lui ho capito che stavo affrontando una violenza psicologica e - cosa molto più importante - ho capito che non avrei più permesso che mi trattassero in quel modo.

Puoi solamente cambiare te stesso

Mi piacerebbe dire che da allora tutto è andato per il meglio ma il fatto è che non puoi cambiare le persone. Non ho potuto cambiare il comportamento della mia Famiglia Ospitante ma ho potuto cambiare me stessa e così ho iniziato a ignorare le loro urla, non prendevo più ciò che dicevano sul personale o troppo seriamente. Ho capito che i loro problemi non erano i miei e non mi sono più sentita in colpa per le loro reazioni.
 
A chi leggerà questo testo voglio ricordare quanto sia importante ascoltare i propri sentimenti, le proprie reazioni e non dar retta a coloro che dicono che sei tu o qualcosa che fai ad essere sbagliato. Ricorda che sei la persona più importante della tua vita.
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Ringraziamo Marina per il coraggio che ha avuto nel condividere la sua storia con la community dii Au Pair! La prossima settimana parleremo dei diversi tipi di disturbi alimentari e di come affrontarli in quanto Au Pair o Famiglia Ospitante.
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